VIOLENTO’ STUDENTESSA VALSASSINESE: SEI ANNI
DI CARCERE A “TOMMY”

LECCO – Per la precisione, la pena complessiva corrisponde a sei anni e due mesi. Condannato il giovane eritreo accusato di avere stuprato una ventitreenne la scorsa estate in un vicolo a Lecco. Si è concluso giovedì mattina il processo (siamo al primo grado) nei confronti di Mamo Hailu Habtamula, detto “Tommy“, anch’egli di 23 anni, arrestato dalla Squadra Mobile di Lecco ad agosto del 2012 in seguito alla denuncia sporta dalla vittima.

La ragazza, residente in Valsassina, aveva dichiarato di avere trascorso parte della serata con Tommy, nell’abitazione ad Oggiono di un comune amico. Lui le avrebbe fatto numerose avances, ma la giovane – studentessa di psicologia – aveva rifiutato più volte la sua corte.

Si erano rivisti in serata a Lecco, tirando tardi, e data l’ora l’eritreo le aveva offerto un passaggio in macchina verso la Valle. Ma una volta saliti sull’auto, stando alla testimonianza resa dalla ragazza, lui aveva dimostrato chiaramente le sue intenzioni reali, ed all’ennesimo rifiuto da parte della vittima aveva reagito con violenza prendendola a calci e pugni per poi trascinarla in una viuzza nascosta e vicina al rumoroso Gerenzone nel rione lecchese di Rancio [vedi mappe più sotto] – dove la aveva infine costretta con la forza a numerosi rapporti sessuali.

“Qua non ci sono delle Santa Maria Goretti” hanno obiettato i legali che assistono l’imputato; ma la corte (giudice Ceron, a latere Arrighi e De Vincenzi) dopo poco meno di un’ora di camera di consiglio ha deciso di accogliere le tesi del PM Del Grosso, condannando l’eritreo a cinque anni e sei mesi per l’accusa di violenza sessuale e lesioni e ancora ad altri sei mesi per resistenza a pubblico ufficiale (al momento del fermo compiuto dagli uomini della Questura lecchese, quando spintonò il capo della Mobile Cadeddu, facendolo cadere a terra).

Soltanto un mese prima, Tommy aveva cercato di entrare con la forza nell’abitazione di due donne ecuadoregne che in quel caso erano riuscite a chiamare le forze dell’ordine; in quell’occasione l’uomo era stato arrestato e quindi condannato a dieci mesi, ma la pena era stata sospesa.

Accanto alla pena detentiva, il condannato dovrà pagare le spese processuali e corrispondere alla ragazza un risarcimento, il cui importo sarà stabilito in separata sede. Non escluso da parte della difesa di Habtamula il ricorso in Appello.