RUBRICA PSICOLOGIA & DINTORNI:
UNIONI CIVILI, STEPCHILD
E GENITORI OMOSESSUALI

diritti gay arcobalenoLECCO – In questi giorni l’opinione pubblica del nostro Paese è concentrata sulla discussione del Disegno di legge Cirinnà. La proposta della senatrice del Partito Democratico è quella di consentire alle persone dello stesso sesso di comporre una coppia di fatto in quanto unione civile. Al di là del fatto che le unioni civili sono richieste ed auspicate anche da molte coppie eterosessuali, in questo articolo vorrei concentrarmi su questo tema ponendo l’accento sull’omosessualità. Questo perché, all’interno del dibattito parlamentare e mediatico, è proprio l’omosessualità a scatenare discorsi accesi, polemiche, attacchi, battute, richiami più o meno calzanti al mondo della scienza. La scienza viene chiamata in causa soprattutto quando si parla del secondo nodo fondamentale del ddl Cirinnà: la stepchild adoption. Secondo molti questa norma spianerebbe la strada all’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso, fatto che per alcuni politici ed opinionisti è qualcosa di inaccettabile, dannoso. Le motivazioni che vengono impugnate per sostenere questa tesi tentano di avvalersi di basi scientifiche, soprattutto psicologiche e pedagogiche.

Ma cosa pensa il mondo della psicologia della genitorialità delle coppie omosessuali?

Il primo contributo che voglio ricordare è quello dello psichiatra americano Rober Spitzer, recentemente venuto a mancare all’età di 83 anni. Egli, uno dei curatori della stesura del DSM nel 1973, si battè per eliminare l’omosessualità dal novero dei disordini mentali. Questo orientamento sessuale era stato, infatti, considerato una malattia mentale sin dall’inizio degli studi scientifici su di esso. L’influenza della religione in questa valutazione era innegabile. La visione del fenomeno fu complessificata dall’apporto di Sigmund Freud: secondo lui ogni essere umano nasce bisessuale (concetto che suonava scandaloso e inopportuno all’epoca) e la tendenza verso lo stesso sesso o quello opposto dipende dalla sua maturazione psico-sessuale e dal contesto culturale di riferimento. In seguito il dibattito sull’omosessualità all’interno della psicologia continuò con gli apporti di Havelock Ellis e di Alfred Kinsey. Con la pubblicazione del DSM nel 1973, l’American Psychiatric Association (APA), sulla base di molti studi che utilizzavano il test di Rorschach, il Minnesota Multiphasic Personality Inventory e il Thematic Apperception Test, rimosse l’omosessualità dai disturbi mentali elencati nel manuale.

Oggi la psicologia torna a parlare di omosessualità, in rapporto all’attuale discussione sull’omogenitorialità. L’APA, dati alla mano, si esprime ufficialmente con queste parole: “Non vi è alcuna evidenza scientifica che persone gay o lesbiche siano meno adatte alla funzione genitoriale rispetto a coppie eterosessuali. Questa monumentale review scientifica ha dimostrato che la regolazione, lo sviluppo ed il benessere psicologico dei bambini non sono correlati all’orientamento sessuale dei genitori. Sulla base di tale ricerca, l’APA continua a opporsi a qualsiasi discriminazione basata sull’orientamento sessuale in materia di adozione, custodia, visita e affidamento dei figli, oltre che servizi di salute riproduttiva.”

In Italia, inoltre, l’Ordine degli Psicologi del Lazio ha deciso di fare sentire la sua voce consegnando a tutti i senatori un dossier molto accurato con i risultati degli studi condotti sul tema dal 1972 al 2015 da diverse istituzioni ed équipe internazionali. Il presidente dell’Ordine, Nicola Piccinini, dichiara: “Sul tema della stepchild adoption chiediamo di rimanere focalizzati su ciò che più conta: la tutela del minore e delle sue relazioni affettive. E ciò è più facile potendosi rifare a posizioni scientifiche, piuttosto che personali e/o culturali. Per questo, per contribuire alla diffusione di un clima più sereno e costruttivo, il documento, che mettiamo a disposizione di tutti, contiene le conclusioni di oltre settanta ricerche. Entrando nel merito possiamo affermare che, allo stato attuale, nella letteratura scientifica di riferimento della comunità professionale internazionale non è dimostrata alcuna connessione tra genere sessuale dei genitori e specifici disagi del minore. Pensiamo che qualsiasi riflessione responsabile sulla materia debba partire da queste evidenze, libera da letture personalistiche o ideologiche”.

Sempre rimanendo in Italia, credo sia importante citare Antonella Costantino, presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, che in un suo articolo di pochi giorni fa sostiene: “Avere due papà o due mamme non influenza negativamente lo sviluppo psicologico di un bambino e non ne aumenta la probabilità di diventare omosessuale a sua volta.” E inoltre: “Ampi studi condotti negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni evidenziano come i fattori di rischio per la salute mentale siano legati alla povertà e all’emarginazione, alla presenza di eventi traumatici, alla conflittualità e alla violenza, alla presenza in famiglia di persone con gravi problemi psichiatrici o di dipendenza da sostanze o da alcool e soprattutto alla mancanza di una rete sociale di supporto, ma non alla struttura familiare di per sé, né alla presenza di genitori dello stesso sesso. Analogamente, i fattori protettivi che agiscono trasversalmente a tutti gli assetti familiari sono rappresentati dalla qualità delle relazioni tra i genitori e con i figli, dal senso di competenza e sicurezza dei genitori, dalla buona capacità di parlare delle emozioni tra tutti i membri della famiglia e dalla presenza di positivi supporti sociali ed economici. (…) La presenza di emarginazione e discriminazione è invece un fattore di rischio importante, ma anche in questo caso non è limitato alle famiglie omogenitoriali. La presenza di una differenza rispetto ai compagni o al contesto di vita (inclusa la vedovanza, la presenza di fratelli con disabilità o di genitori gravemente ammalati o disabili), se non adeguatamente gestita nei contesti scolastici e sociali, può diventare occasione di vittimizzazione, discriminazione e bullismo, con tutte le conseguenze purtroppo note.”

Questi, in sintesi, i principali contributi della psicologia nordamericana e italiana riguardo alla genitorialità delle persone omosessuali. Si tratta di contributi scientifici, basati su dati sperimentali, scevri da argomentazioni religiose, politiche e di pregiudizio.

 

 Alberto Zicchiero, psicologo
Iscrizione Opl n. 03/17337

 

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