PICCOLI COMUNI, ARRIGONI (LEGA): “1,4 € PER ABITANTE È ELEMOSINA. SVILUPPO SOLO CON AUTONOMIA”

ROMA – “L’approvazione della legge sui piccoli comuni avvenuta la scorsa settimana in Senato è solamente una goccia rispetto al mare che resta ancora da fare. Se da una parte infatti si stabilisce la volontà di riconoscere e valorizzare le piccole municipalità e viene archiviata l’intenzione del PD e di NCD-AP di procedere con fusioni autoritarie e centraliste imposte dall’alto, dall’altro risulterà impossibile perseguire gli obiettivi ambiziosi della legge vista la scarsità di risorse impegnate. Dopo che, dal 2010, i Comuni sono stati messi in ginocchio con il taglio dell’80% dei trasferimenti e con la sciagurata riforma Delrio che ha annichilito e distrutto le Province che storicamente hanno rappresentato un valido supporto ai comuni, la previsione di un fondo specifico di soli 100 milioni per 7 anni (2017-2023) è decisamente insufficiente. 1,4 euro all’anno per abitante, considerato che i piccoli comuni rappresentano infatti il 70% dei comuni italiani con una popolazione di 10 milioni di abitanti è un’elemosina! Briciole per impedire lo spopolamento delle piccole comunità, soprattutto quelle montane, quando invece, di certo, proseguirà la chiusura di scuole, uffici postali, presidi socio-sanitari e degli esercizi commerciali”.

paolo arrigoniCosì Paolo Arrigoni, senatore della Lega Nord e componente della Commissione Ambiente e Territorio di Palazzo Madama.

“Per perseguire efficacemente lo sviluppo economico, sociale, culturale, ambientale e turistico dei piccoli comuni, almeno per ora in Lombardia e Veneto, – continua il senatore lecchese del Carroccio –  non resta che battere la strada della maggiore autonomia che potrà derivare con il successo del referendum del 22 ottobre. È impensabile avallare ancora un residuo fiscale iniquo che solo in Lombardia ha raggiunto 56 miliardi di euro. Con maggiore competenze e risorse attribuite alla nostra regione potranno essere resi ai cittadini maggiori servizi a km zero, con meno spesa e dunque meno tasse. Un’ipotesi questa che i sindaci dei piccoli comuni lombardi e veneti devono tenere in massima considerazione e per questo confidiamo nella loro opera di sensibilizzazione affinché il referendum possa registrare la massima partecipazione!”.