“MOVE TO CURE”/BALLANDO
CONTRO IL DIABETE.
IL DECALOGO PER EVITARLO

MILANO – Partecipando al flash mob danzante “Move to Cure” sabato 9 novembre alle 16 in Galleria Vittorio Emanuele a Milano e aiutaci a sensibilizzare il grande pubblico in occasione della Giornata Mondiale del Diabete sull’importanza del movimento e di una corretta alimentazione per la prevenzione e la gestione di questa patologia, che in Italia colpisce più di tre milioni di persone. Secondo le previsioni, nel 2030, i pazienti in Italia saranno oltre 5 milioni.

Il raduno è aperto a tutti. Il tutorial della coreografia è caricato su Youtube

Per ricevere gli aggiornamenti sull’iniziativa Facebook alla pagina “Diabete, Move to Cure” e sul canale Youtube.

A Lecco una settimana di appuntamenti aperta sabato 9 novembre col lancio dei palloncini e S. Nicolò illuminata; domenica successiva 17 conclusione delle iniziative in piazza Cermenati: si potrà fare gratuitamente la prova della glicemia.

Esercizio fisico: vera medicina contro il diabete e altre patologie
Sono sempre più numerosi gli studi che documentano come l’esercizio fisico funzioni come una vera e propria medicina anti-diabete. Meno certa è quale forma di esercizio fisico sia realmente benefica per il malato. In genere si continuano a dare indicazioni vaghe di ‘fare più attività fisica’, senza tuttavia arrivare a ‘prescrivere’ l’esercizio fisico, indicandone la durata, l’intensità e la tipologia degli esercizi. Ma presto si potrebbe arrivare ad una ‘prescrizione’ su misura del singolo paziente, anche grazie alla corposa mole di studi che si stanno accumulando sull’argomento. La rivista ‘Diabetologia’, organo ufficiale dell’EASD (European Association for the Study of Diabetes), ha pubblicato una metanalisi e un lavoro sui benefici dell’esercizio fisico nel trattamento e nella prevenzione del diabete. Ecco i consigli per un esercizio fisico ‘DOC’ stilati dal professor Pierpaolo De Feo, direttore del Centro Universitario Ricerca Interdipartimentale Attività Motoria (C.U.R.I.A.MO.) dell’Università di Perugia, centro di riferimento del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e della FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana) per gli atleti con diabete tesserati con le varie federazioni medico-sportive.

Il professor De Feo, che è anche un maratoneta, è l’esperto della Società Italiana di Diabetologia (SID) per il tema esercizio fisico e diabete ed è stato fondatore e presidente del Gruppo Attività Fisica SID/AMD:

•    Camminare a passo svelto almeno 150 minuti a settimana, aiuta a prevenire il diabete. Ma anche fare le scale e alzarsi spesso dalla sedia o dal divano!
•    Uno studio appena pubblicato su ‘Diabetologia’ dimostra che ridurre la sedentarietà (il tempo trascorso seduti o sdraiati) di 90 minuti al giorno, apporta grandi benefici alla salute
•    Da mettere al bando la sedentarietà,  il fattore di rischio principale per lo sviluppo di obesità, insulino-resistenza, sindrome metabolica e diabete di tipo 2
•    L’esercizio fisico, se ben strutturato e prescritto su misura, funziona proprio come una medicina anche nei pazienti con diabete
•    Il diabete non è un ostacolo all’attività sportiva: lo dimostrano i successi del nuotatore Gary Hall, medaglia d’oro olimpica e dei calciatori Paul Aaron Scholes e Nicolas Amodio

Come si è arrivati a questo decalogo?
Gli studi hanno dimostrato che il miglioramento dello stile di vita, inteso come sana alimentazione e regolare attività fisica,  comporta una riduzione del 50-60% del rischio di comparsa di diabete in persone ad alto rischio, cioè in quelle che già presentano un’alterazione dell’intolleranza ai carboidrati. Più precisamente, uno studio finlandese – il Diabetes Prevention Study – ha dimostrato che per prevenire il diabete è sufficiente camminare 150 minuti alla settimana.

Nel caso del trattamento gli studi, tra i quali due italiani, uno dell’Università di Perugia e l’altro dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, hanno dimostrato che l’attività fisica migliora il controllo glicemico e riduce il rischio per malattia cardiovascolare in pazienti con diabete mellito di tipo 2. Alla luce di queste evidenze, le principali Società Scientifiche Internazionali indicano l’esercizio come terapia fondamentale per la cura della malattia diabetica

Ma quale attività fisica va ‘prescritta’?
Innanzitutto, bisogna fare una distinzione tra attività ed esercizio fisico. L’attività fisica si identifica con qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che si traduce in un consumo di energia. L’esercizio fisico, invece, è un’attività fisica caratterizzata da contrazioni muscolari strutturate, ripetitive e finalizzate al miglioramento o il mantenimento dello stato di forma fisica. Come per la terapia farmacologica, anche per l’esercizio-terapia è necessario prescrivere il tipo, la giusta dose (intensità, frequenza, volume) e, allo stesso tempo, valutarne i possibili effetti collaterali e le controindicazioni.

L’esercizio fisico fa bene dunque. Ma rende anche felici?
La risposta a questa domanda è in due recenti studi del C.U.R.I.A.M.O.: la dimostrazione che una regolare attività fisica migliora il tono dell’umore e la qualità della vita. I pazienti sono concordi nell’affermare che mentre inizialmente vedevano l’esercizio come un impegno pressoché impossibile dopo averlo sperimentato lo vivono come un’esperienza piacevole, di cui non si può fare a meno e che migliora il rapporto con se stessi e con gli altri.

Il commento del professor Stefano Del Prato, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID)
“Da quanto tempo si parla di prevenzione del diabete? Da anni ormai e nonostante questo anche nel nostro Paese il numero di soggetti che sviluppano la malattia continua ad aumentare. Alimentazione troppo ricca di calorie e poca attività fisica – afferma il professor Stefano Del Prato, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) – sicuramente due fattori che contribuiscono in modo determinante a questo triste fenomeno. Ma forse contribuisce anche la preoccupazione dello sforzo enorme richiesto per ripristinare un peso ideale: ritagliare tempo e energia per attività fisiche che vengono viste come difficili da affrontare e sostenere nel tempo. Ma forse la cosa non è così tragica. I ricercatori dello studio pubblicato su ‘Diabetologia’ suggeriscono che non sono necessari sforzi titanici per ridurre il rischio di diabete e migliorare lo stato di salute. E’ vero, una prolungata e ‘routinaria’ attività sedentaria si associa ad un aumentato rischio di sviluppare diabete ma brevi interruzioni, qualche passo in ufficio, fare la rampa di scale per parlare con il collega del piano di sopra o di sotto, fare un giro intorno alla scrivania di tanto in tanto potrebbe già rappresentare una risorsa incredibile. Interrompere le lunghe ore seduti al tavolo di lavoro (o di svago) potrebbe essere il passo vincente contro il diabete e il rischio cardio-metabolico.  Questi risultati sono di grande interesse perché abbiamo sempre maggior bisogno di sviluppare strategie che possano essere applicate su larga scala per ridurre il rischio di diabete e malattie croniche. Soluzioni di questo tipo potrebbero portare a cambiamenti delle abitudini (se non della strutturazione stessa delle attività lavorative) che sui grandi numeri potrebbero avere impatti inimmaginabili”.

Edoardo Stucchi

 

 

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