MIGRANTI/FIRMATO L’ACCORDO
PER L’ACCOGLIENZA DIFFUSA.
“RESPONSABILIZZA I SINDACI”

accoglienza diffusa accordo 1LECCO – Firmato pochi istanti fa l’accordo di accoglienza diffusa, la strategia con la quale i comuni della Provincia di Lecco intendono procedere, d’ora in avanti, in fatto di gestione dei migranti e dei richiedenti asilo.

Alla firma dell’accordo supervisionato dal prefetto di Lecco Liliana Baccari hanno partecipato Felice Baio, presidente dell’Osservatorio politiche sociali della Provincia, il vicesindaco di Lecco Francesca Bonacina, e a nome di Villa Locatelli e della Comunità montana Valsassina – capofila del progetto – il segretario degli enti Amedeo Bianchi.

Dagli uffici del Viminale per discutere delle problematiche e approvare la strategia lecchese è arrivato il prefetto Carmine Valente, Direttore centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo presso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. “L’accoglienza diffusa e quanto scritto in questa convenzione – spiega Valente – sono una cosa bellissima, da tenere stretta e che responsabilizza Comuni, sindaci e cittadini“.

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La Lombardia fatti deve farsi carico di 1.200 richiedenti asilo ogni 10.000 arrivi ma è stato riconosciuto che la linea politica governativa in tema di immigrazione faccia acqua. Il 60% delle richieste vengono respinte e il paese è in ritardo di decenni rispetto a realtà multiculturali come Francia, Germania, Inghilterra o Belgio.

Nel 2013 ad esempio sono arrivati 170.000 migranti ma quelli registrati sono 90.000 e quindi 60/70 mila sono spariti perché l’Italia non prende le impronte digitali e non fa foto segnaletiche. Per questo motivo l’Europa non si fida dell’Italia.

accoglienza diffusa accordo 4Oggi in Libia ci sono 400mila persone in attesa di partire ma è solo perché non hanno più imbarcazioni che gli sbarchi vanno a rilento. Una volta in territorio europeo i profughi che non vengono riconosciuti devono essere rimpatriati ma i paesi di origine devono avere un accordo bilaterale con l’Italia o col paese d’arrivo, e solo pochi stati africano ce l’hanno. Il Mali ad esempio non ha alcun accordo e per riprendere i propri connazionali chiede soldi e realizzazione di opere.