“METASTASI”, TORNA IN AULA
LA MAFIA NEL LECCHESE

MILANO – Torna in aula, in Corte d’Appello a Milano, la vicenda in cui si è parlato di infiltrazioni mafiose nel territorio lecchese. In primo grado il clan Trovato è stato ritenuto dai giudici operante a Lecco e dintorni con i tipici metodi mafiosi: estorsioni, minacce e uso più o meno velato della forza. Il sostituto procuratore della Dda di Milano, Bruna Albertini, ha impugnato la sentenza e chiederà di rivedere il capo accusatorio per quasi tutti gli imputati e pene più severe. I difensori del clan di Mario Trovato proveranno invece ad ottenere uno sconto di pena sulla sentenza che il primo marzo dello scorso anno distribuì quasi 40 anni suddivisi tra quattro imputati.

La corte lecchese inflisse 12 anni e 6 mesi a Mario Trovato, indicato come punto di riferimento per la locale ‘ndranghetista. Dieci gli anni per Antonello Redaelli, otto ciascuno ad Antonino Romeo e Massimo Nasatti, tutti e tre riconosciuti come membri del clan. Associazione a delinquere invece esclusa per Claudio Crotta, che prese poco più di due anni di pena.

RUSCONI-MARCO2Nel processo fu coinvolto anche l’allora sindaco di Valmadrera Marco Rusconi. Per lui il pubblico ministero chiese otto anni di carcere mentre la sentenza decretò una pena di due anno per la turbativa d’asta, escludendo l’associazione mafiosa.

Tra gli altri imputati anche i figli del boss. La sentenza inflisse tre anni a Rolando Trovato, due anni e otto mesi a Giacomo, Franco e Stefania Shanna. Stessa pena per l’ex compagna Alexandra Ivanoskhova. Due anni per Gian Guido Mazza. Assolti Silvana Goncalves, Claudio Bongarzone, Gaetano Mauri e Alessio Ghislanzoni.
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> Tutta la vicenda nell’archivio di LECCONEWS.LC 

DUE ANNI DI “METASTASI”