LEZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE
CON GIANLUCA RUGGIERI: VERITÀ
E MITI DELLA “CIVILTÀ SOLARE”

gianluca ruggieri_civilta solare_qll_aprile2017_01LECCO – “Tutto quello che sappiamo – o pensiamo di sapere – sull’energia è sbagliato”. Questa la premessa con la quale Gianluca Ruggieri ha aperto la serata, organizzata da Qui Lecco libera in una nuova location, A lume di candela, durante la quale si è parlato di Civiltà solare, dal titolo del libro scritto dal ricercatore dell’università dell’Insubria assieme a Fabio Monforti.

Quello che pensiamo dell’energia è sbagliato – spiega Ruggieri – perché è basato su una serie di principi che potevano andare bene negli anni 80 e 90. E per questo spesso, parlando di energia rinnovabile, ci scontriamo con alcuni falsi miti”.

Grazie all’iniziativa di questa sera il nutrito pubblico intervenuto ha potuto rischiararsi le idee su alcuni di questi stereotipi legati all’universo energetico. Il primo dei temi affrontati è stato quello del cambiamento climatico e le preoccupazioni, soprattutto in relazione alle generazioni future, ad esso legate. Tutto vero: “Dal 1880, anno in cui si è cominciato a misurare con criteri replicabili la temperatura terrestre, il 2016 è stato l’anno più caldo in diverse zone del mondo e in molte altre è stato un anno con temperature di molto superiori alla media”.

gianluca ruggieri_civilta solare_qll_aprile2017_04L’attenzione su questo tema è posta in maniera molto trasversale, continua Ruggieri: “Il Pentagono da tempo parla dei rischi del cambiamento climatico, in una delle relazioni del dipartimento della Difesa statunitense si legge che il cambiamento del clima ‘pone una minaccia immediata alla sicurezza nazionale’. Ed è vero, i cambiamenti climatici, ad esempio, sono una delle cause principali dei flussi migratori. Prendiamo il caso della Siria: dal 2006 al 2011 c’è stata una forte siccità in seguito alla quale una larga parte dei contadini si è spostata in città e questo ha contribuito ad aumentare le pressioni politiche; non è stata una causa immediata della guerra in Siria ma sicuramente ha acuito una situazione che era già critica”. Non a caso con l’Accordo di Parigi, sottoscritto da 195 nazioni nel dicembre del 2015, i governi hanno stabilito di mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale al di sotto di due gradi rispetto ai livelli preindustriali.

Ad essere invece completamente smentita l’idea per la quale lo sviluppo economico di un Paese è legato al consumo di energia: “In Danimarca – illustra il ricercatore – dove il Pil negli ultimi quarant’anni è decuplicato, i consumi energetici sono rimasti fermi, e l’intensità energetica – ovvero il rapporto tra ricchezza prodotta e consumi energetici – continua a diminuire”. Com’è la situazione in Italia? “Dal 2000 al 2013 la crescita economica è bloccata, i consumi sono diminuiti del sette per cento: il petrolio è sceso del 37 per cento, il gas è fermo, ma le rinnovabili sono aumentate del 160 per cento. Quindi i consumi energetici nel nostro paese hanno avuto un picco nel 2005 e poi sono scesi e anche dal punto di vista della produzione dei rifiuti il dato è molto simile”.

civiltà solare QLLAltro grande pregiudizio affrontato e ribaltato questa sera quello per cui le energie rinnovabili non converrebbero dal punto di vista economico: “La capacità e la produzione delle rinnovabili negli ultimi anni hanno avuto una crescita rapidissima, contemporaneamente c’è stato il crollo dei prezzi: basta pensare che il pannello fotovoltaico nel 1980 costava 20 euro, mentre oggi costa 50 centesimi. Sui nuovi impianti in certe situazioni è addirittura più conveniente produrre con l’energia rinnovabile”.

“Le rinnovabili producono poco” si sente anche spesso, ma i dati portati da Gianluca Ruggieri dicono qualcosa di diverso: “In Costa Rica da due anni hanno prodotto il 99 per cento dell’elettricità da fonti rinnovabili, in Uruguay il 95 per cento. Vediamo com’è la situazione in Europa nei primi nove mesi del 2016: in Spagna il 47 per cento dell’energia viene dalle rinnovabili; nel 2016 per la prima volta in Gran Bretagna il fotovoltaico ha prodotto più del carbone; in Portogallo per quattro giorni l’intero sistema elettrico ha funzionato con fonti rinnovabili; in Danimarca hanno prodotto il 140 per cento dei loro consumi da energia eolica”.

L’Ottocento è stato il secolo del carbone, il Novecento quello del petrolio ma l’era delle risorse fossili non può durare per sempre e adesso si parla di “fine del carbone e del petrolio”.  Ma qual è il modello economico del futuro? “Une delle caratteristiche delle fonti fossili è che sono concentrate in poche zone del mondo, lontane da dove sono trattate e commercializzate e questo ha favorito l’oligopolio del mercato. Le rinnovabili invece sono molto diffuse sul territorio anche se in maniera non omogenea. Nel modello economico del futuro le singole persone e le singole comunità hanno un nuovo ruolo e un nuovo potere”.

Manuela Valsecchi