L’ACQUA COME FATTO
SOCIALE E ANTROPOLOGICO.
LA CONFERENZA AL POLI

mauro van aken e giorgio redaelliLECCO – Inaugurata ieri sera, venerdì 16 ottobre, la serie di conferenze scientifiche di Immagimondo 2015, che trovano posto quest’anno per la prima volta presso il Politecnico di Lecco, nell’Aula Magna. Oltre all’evento di ieri, “Acqua come spazio pubblico: saperi, tecniche e culture nella diversità delle acque”, sono previsti infatti altri due incontri in questa sede, uno il 23 ottobre in collaborazione con Touring Club Italiano e l’ultimo il 30 ottobre, “Man on the river. London to Istanbul”, la narrazione di un viaggio in barca attraverso la vecchia e nuova Europa.

Ospite della discussione di ieri sera è stato Mauro Van Aken, ricercatore di Antropologia Culturale e insegnante di Antropologia Economica e Sviluppo presso l’Università Bicocca di Milano e autore di un saggio, edito da Altravista dal titolo, “La diversità delle acque. Antropologia di un bene molto comune”. Van Aken si occupa soprattutto dello studio dei rapporti culturali tra l’ambiente e la società, in particolare nell’area italiana e medio orientale.

Tema della serata l’acqua e la sua gestione come elemento sociale, culturale e antropologico, attraverso esempi tratti da culture differenti da quella occidentale, che evidenziano il profondo distacco di questa dal senso intimo dell’acqua come bene comune, non solo nella sua materialità ma anche nell’insieme di saperi, sistemi sociali, insiemi morali e valoriali che ruotano intorno all’acqua stessa e alla sua gestione.

mauro van aken (2)Van Aken ha sottolineato il ruolo sociale e simbolico dell’acqua come elemento di relazionalità e trasformazione, ma anche fonte di immaginazione e di interesse politico, mettendo in luce la grave deformazione dell’Occidente, che nel corso dello sviluppo globale ha del tutto perso la connessione profonda tra cultura e gestione delle risorse naturali, riducendo i beni ambientali a mera merce e il loro controllo a sola tecnica, privatizzandolo e desocializzandolo.

Si è persa, secondo lo studioso, la capacità di considerare la relazione umana con la natura come un fatto culturale e sociale, a discapito di tutte quelle forme di socializzazione che l’acqua e le altre risorse portano con sé in quanto elementi pubblici: escludere dalla gestione delle acque una prospettiva culturale e antropologica significa prendere decisioni sbagliate e riduttive, che non possono essere esclusivamente tecniche e commerciali ma anzitutto politiche e democratiche.

L’antropologo ha concluso presentando diversi esempi tratti da culture differenti che mettono in luce il problema occidentale e pongono l’attenzione su sistemi di gestione delle risorse del tutto opposte a quelle a cui ci si è abituati, è il caso delle oasi del Pakistan nella Valle Punyal, dove la gestione dell’acqua è strutturata secondo una rete di cooperazione sociale, politica e religiosa tra villaggi attigui o dei subbak di Bali, templi dell’acqua dove il controllo e lo sviluppo delle risorse sono affidati ai saperi e ai rituali delle istituzioni religiose.

Van Aken ha posto l’accento infine sui conflitti e le illegalità scaturite laddove l’idea di sviluppo occidentale sia stata trapiantata violentemente a discapito dei sistemi sociali e umani precedenti: i sistemi locali sono stati soppiantati dalla centralizzazione della globalizzazione e resta ad oggi difficile ricostruire un contatto sociale e storico con la natura e le sue risorse, ormai andato distrutto.

Una discussione dunque all’insegna della multiculturalità, come nello spirito di Les Cultures, associazione promotrice dell’iniziativa, ma soprattutto una interessante discussione politica e sociale sullo sviluppo globale e le sue contraddizioni: file rouge l’elemento dell’acqua in tutte le sue sfaccettature, tema cardine della rassegna di quest’anno.

mauro van aken diapositiva

Alessia Carsana