GIOVANNI FALCONE, 23.05.1992.
UNA VITA CONTRO LA MAFIA

Giovanni-Falcone

«Certo dovremo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Per lungo tempo, non per l’eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine».
(Giovanni Falcone)

Quando parliamo di lotta alla mafia uno dei nostri primi pensieri va a Giovanni Falcone, un uomo che riuscì a dare un volto a questo male, a perseguirlo, modificando drasticamente il modo di affrontare questo problema. La criminalità organizzata in quegli anni esercitava il proprio potere soprattutto sul meridione attraverso lo spaccio di droga, il racket, il controllo degli appalti e dell’edilizia civile in moltissimi comuni dalla Campania alla Sicilia, passando per la Calabria, pur essendo costantemente presente, magari in maniera meno evidente, in tutta la penisola. La maggior parte delle volte diramava le proprie radici per via indiretta, attraverso i partiti al governo delle realtà locali.

Collusione tra stato e mafia, lotta alla mafia, strage di stato, queste sono le parole chiave di quegli anni. Sicuramente non tutti gli organi politici erano colpevoli di avere un rapporto diretto con la criminalità organizzata, ma una parte sempre più ampia le garantì coperture, tutele, appalti, garanzia di opportunità e tanto altro. Tutto questo si fondava su solidi accordi di scambio: il partito, o più precisamente il politico di turno, si impegnava a tutelare e a favorire gli interessi della mafia, in cambio di cospicui voti che gli avrebbero poi garantito la vittoria alle elezioni.

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