BOSISIO SUL TELERISCALDAMENTO:
LE DOMANDE CHE SI PORREBBE
“ANCHE SOLO UN BAMBINO”

germano bosisioLECCO – Perché bruciare i rifiuti quando si potrebbe riciclarli? Perché buttarsi sul teleriscaldamento senza prima valutare ipotesi meno costose e più in linea con la politica dell’economia circolare? Perché non valutare quelle opzioni che porterebbero vantaggi al territorio in termini di inquinamento, gestione dei rifiuti e occupazione? Queste alcune riflessioni sull’inceneritore di Valmadrera che Germano Bosisio ha affidato ad una lettera aperta che pubblichiamo di seguito.

Da cittadino attento in particolare alle tematiche sui Beni comuni è da tempo che seguo il sempre più infuocato dibattito attorno al forno inceneritore (con un artificio lessicale definito Termovalorizzatore) di Valmadrera e agli annessi servizi di raccolta differenziata e relativi suoi riutilizzi.

Essendo impegnato su vari fronti (in particolare sono da anni componente del Comitato lecchese acqua pubblica e Beni comuni) mi potrei definire su queste vicende un “esterno” almeno nei termini di una affinata competenza.

Ciononostante, da cittadino pensante e in ricerca documentale, mi permetto di esprimere pubblicamente alcune semplici valutazioni (qualcuno potrebbe dire retoricamente da “uomo della strada”) che pongo all’attenzione dell’opinione pubblica e in particolare di tutti i membri dei  Consigli comunali del nostro territorio, i veri depositari, assieme ai cittadini che li hanno espressi, delle scelte in merito.

forno inceneritore sileaL’interrogativo “primordiale” (che si porrebbe anche un bambino) è: in un mondo “finito” (che ha quindi dei limiti oggettivi di risorse naturali e non) è più congruo bruciare o recuperare le materie prime contenute nei vari “rifiuti”?

Sta qui, perlomeno a mio parere, il centro “ispiratore” della questione. Una domanda ineludibile tutt’altro che semplicistica perché non nega assolutamente tutti i complessi aspetti tecnici e “politici” del problema ma li “illumina” secondo una evidente logica di buon senso.

E allora, senza girargli troppo attorno, perché si abbraccia così caparbiamente l’ipotesi “integrativa” del Teleriscaldamento, peraltro costosissima, senza nemmeno approfondire seriamente (con uno studio mirato alternativo) l’ipotesi del cosiddetto “trattamento a freddo” (e annessi sistemi meno “invasivi” per la collettività) che potrebbe portare, almeno potenzialmente, ad un riciclo/recupero quasi totale dei rifiuti urbani (la cosiddetta opzione “Rifiuti Zero”)?

Perché ad esempio non si finanzia immediatamente, senza aspettare la fatidica scadenza dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) regionale nel 2029, un piano di fattibilità per gradualmente riconvertire/integrare a tale scopo le aree di Valmadrera e Verderio, peraltro compatibili, a quanto affermato da alcuni esperti, con la corrispondente necessità di spazi?

Quali sarebbero i motivi per non intraprendere, o quantomeno adeguatamente esplorare, una strada di buon senso (recuperare/riciclare invece che bruciare) sia in termini di risparmio di investimenti economici ma soprattutto in termini di evidenti miglioramenti sulle ricadute inquinanti nelle località coinvolte ? 

Inoltre questi sistemi, a detta di molti esperti, porterebbero innegabili aumenti di posti di lavoro. È questo un aspetto, a parer mio, non sufficientemente valutato, e direi pure inspiegabilmente vista la persistente crisi occupazionale/sociale anche delle nostre zone.

studio epidemiologicoMi si permetta infine da semplice cittadino di esprimere il mio più grande sconcerto, direi pure indignazione, visto quanto riportato dai media locali, nel registrare nella gestione della fase decisionale su questi temi una specie di “resistenza alla trasparenza e alla partecipazione dei cittadini” (nei fatti una chiusura, mascherata da equilibrismi e “reticenze varie”) sia nell’accesso alla tempestiva e piena informazione sui progetti in corso sia nell’inclusione nelle corrispondenti commissioni tecniche di idonei esperti prodotti dalle realtà della società civile. Invece che rallegrarsi per il coinvolgimento partecipativo della Cittadinanza sembra evidenziarsi una qualche forma palese di fastidio.

Mi riferisco esplicitamente anche alla critica relativa al cosiddetto studio epidemiologico che anacronisticamente da “preventivo” e propedeutico alle scelte sulla continuazione dell’attività del forno inceneritore, starebbe diventando uno strumento “a consuntivo” in quanto le risultanze, con il metodo adottato, sarebbero fruibili dopo l’inizio delle realizzazione degli impianti connessi al Teleriscaldamento.

Un’altra scelta che, in nome del semplice buon senso, anche un bambino non capirebbe, e che, a maggior ragione, “come buoni padri di famiglia”, non dovrebbero avallare gli amministratori dei Comuni della Provincia, in primis quelli interessati alle emissioni del Forno.

Germano Bosisio, cittadino